mercoledì 23 marzo 2016

Gabbie dorate

Mi sento persa, persa in una galera fatta di obblighi non detti e abbracci soffocanti. 
Penserete che sono scema a sentirmi così, io che ho un tetto sulla testa, dei genitori che non mi sbattono fuori di casa e che possono permettersi ancora di avermi a loro carico, ancora per un po'.

Mi sento soffocare ogni volta che ci sediamo a tavola tutti insieme, ogni volta che mia madre mi rivolge la parola, mi sento oppressa dall'obbligo di "dare una mano in casa", ovvero sostituire la colf in tutto e per tutto, e porre questo tacito obbligo davanti a tutto il resto, anche alla ricerca di un lavoro.

Sono terreno fertile per i testimoni di Geova, Scientology e i grassi saturi. I santoni, gli sciamani e gli impostori troverebbero in me il più docile dei seguaci, se io non fossi anche, e purtroppo, così cinica, così miscredente. Sarebbe più facile cedere a una fede anestetica, qualsiasi sia, il buddismo, gli ufo, cristianesimo, scientology, credere che pregare lenirà la mia frustrazione, il dolore sordo, che mi coglie mentre mangio l'ennesimo cena preparata in modo scazzato da Madre, tutti insieme attorno a un tavolo a ignorarci vicendevolmente. E "Zitti tutti, inizia Affari Tuoi! Chissà che cravatta avrà oggi "Fabietto"."

La sera mi do della cretina per non aver combinato nulla "nemmeno oggi", ogni mattina mi sveglio pensando che andrà meglio, che riuscirò a dedicarmi tre ore nella giornata per mettere a posto il CV e portarlo a stampare e alla sera mi ritrovo di nuovo a non aver fatto niente. 
Dove è finito tutto il tempo perso?
E' finito nella quotidiana passeggiata con i cani, nell' aiutare tuo padre a trovare la qualsiasi nel suo caotico studio, preparare il pranzo, perchè madre si degna di tornare a casa solo a pranzo pronto, e i pomeriggi dedicati alla spesa, o qualsiasi altra cosa. Ogni santo giorno.
Madre dopo questo servizio completo di pulizia, stiro, ordine e preparazione pasti ha ancora il coraggio di criticare, di dirmi che devo andare fuori di casa, ma solo dopo aver finito di stendere. 

Io non sono più io, io che volevo diventare un grande architetto e sento sempre di più assomigliare alla comare di paese, ma senza amiche con cui sparlare, dove tutti gli altri vanno avanti e sviluppano le loro vite, mentre io rimango ferma con la zavorra quotidiana, e divento sempre più inacidita. Io non voglio andare avanti così, io non posso o uscirò matta. 

Non ho mai pensato a me stessa come una casalinga, una madre, una moglie, ho sempre accarezzato l'idea di individualità, di soddisfazione professionale, di donna in carriera, e invece la mia carriera sta volgendo più verso la gattara che fa da badante, più che una giovane donna di successo. 
Ad oggi uscire di casa senza la tuta sarebbe un successo.

Ma "adesso tutti zitti -dice Madre- inizia The Voice" e torna il silenzio. 

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